Luglio 2011 on the road -19-

15-7-11, WILLIAMS (Arizona): OMAGGIO AL CRUISER’S CAFE

foto19A

Tra gli elementi che concorrono al fascino della Route 66 c’è ovviamente quel senso di tempo sospeso, di abbandono da parte del Sovrano. Il silenzio alla fine del rombo. La sonnacchiosa attesa di non si sa bene cosa. Molti dei centri che attraversiamo portano questo segno.foto19B
Poi ogni tanto si sfocia in un posto – città, paese, borgo – che invece issa le insegne della reazione all’abbandono, del cambio di passo. Cavalcare il Culto. Il viaggiatore si sofferma inebriato, divertito; e realizza che il limbo finirà, che sul monumento al VINTAGE che la 66 è – in sommo grado! – il concorso di tante energie sparse sta riaccendendo riflettori.
WILLIAMS è uno di quei posti, te ne accorgi subito. Poco più che il corso principale che l’attraversa; ma dove tutto è una scenografia irresistibile.foto19C E al centro di tutto il CRUISER’S CAFE. Luogo multiuso: bar, ristorante/diner, emporio di gadget a tema. C’è un “fuori”, dove un cantante chitarrista in cappello a larghe falde fa la colonna sonora sotto la pensilina della ex stazione di servizio, sormontata da una scintillante auto rossa; e c’è un “dentro” incastonato di cimeli, pavimento a quadroni bianchi e neri. E poi c’è la Restroom, obbligatoria.

foto19DDisinibita quella delle signore, velata da tendine; macho quella degli uomini, dove il paravento al vespasiano è uno sportello d’auto, e John Wayne autografato presenzia alla cerimonia per cui si è lì.
La vita riserva queste piccole delizie.

foto19E

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -18-

14-7-11, GRAND CANYON (Arizona): HERMITS REST

foto18Prima ancora di arrivare in prossimità del Parco Nazionale, va fatta la scelta del VERSANTE in cui stare (nord o sud); i due sono separati dall’abisso del fiume Colorado e non raggiungibili l’uno dall’altro. Noi abbiamo scelto quello sud (SOUTH RIM), che ha l’aria di essere il più ricco e attrezzato; va però detto che in quello nord esiste una passerella di vetro che taglia un’ansa del canyon regalando l’emozione di percorrerlo nel vuoto.
Non volendo sfidare la profusione di immagini struggenti prodotte sul GRAND CANYON, vi mostro l’interno di un suggestivo rifugio storico, l’ HERMITS REST, che è anche l’unico luogo di escursione (dunque lontano dai lodge) affacciato sul South Rim in cui è possibile rifocillarsi.
Nel programmare la sosta al Grand Canyon fate in modo di includere un’alba o un tramonto; qui sono rituali, e le mutazioni di luce e il gioco delle ombre tra le infinite creste sono fortemente raccomandabili.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -17-

13-7-11, MONUMENT VALLEY (Nazione Navajo): OLEOGRAFIA SEMPREVERDE

foto17
La MONUMENT VALLEY, ad essere rigorosi, non è sulla 66. E – a mia domanda – Linus un mese fa mi scrisse di non mettere troppa carne al fuoco, la destinazione meritava altri pellegrinaggi.
Li merita, caro Linus, ora lo so. Ma ciò nonostante spezzo una lancia (Navajo) a favore della deviazione (“side trip”, dicono lì). Tutto sommato da Flagstaff (che può riservare una piacevole sosta serale; linda, movimentata, percorsa dall’allegria tipica delle basi di partenza per le spedizioni) ci vogliono non più di due ore e ½; e dalla Monument Valley è agevole raggiungere il Grand Canyon e, perchè no, Las Vegas; tornando poi sulla 66 a sole poche miglia da dove l’avevamo abbandonata.
Il giro poi può essere contenuto nella mezza giornata, a meno che non si voglia trattenersi la sera a guardare sotto le stelle, sul ciglio della valle, I Cavalieri del Nordovest di Ford, che proiettano ogni sera al lodge The View, che domina il paesaggio sottostante. All’interno della valle i Navajos (pronunciati Nàvajos) hanno cavalli con cui si possono fare bei giri, solo un po’ più cari che qui.
L’esperienza della Monument Valley sfida qualunque oleografia cinefila, anzi ne viene rafforzata.

Luglio 2011 on the road -16A-

foto16a

12-7-11, CAMERON (Arizona): SUSPENDED BRIDGE

Quanti ponti paralleli si incontrano Sulla Route 66… In rari casi
attivi entrambi, ciascuno per un verso di percorrenza; ma il più delle
volte uno dei due, e sempre il piú bello, è dismesso.
E’ il caso di questo ponte di Cameron – intitolato al senatore locale che ne propiziò la costruzione nel 1919; molto scenografico, ma
chiuso al traffico che scorre parallelo poco oltre, su un anonimo
ponte moderno.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -16-

foto16

13-7-11, GRAND CANYON (Arizona): UN SIDE TRIP D’OBBLIGO

La salita al Parco del Grand Canyon è una deviazione dalla Route 66, ma
non inquina lo spirito dell’impresa e risulta piuttosto agevole.
Partendo da Flagstaff di buon mattino (e Flagstaff è un’allegra
cittadina ben tenuta e piena di locali, che val bene una serata) il
viaggiatore 66 con rimorsi di infedeltà puó essere di ritorno già in
serata.
Naturalmente la bellezza metafisica e la gamma di attività possibili sul
posto per viverlo pienamente incoraggiano a un ritorno con sosta.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -15-

foto15

11-7-11, PAINTED DESERT (Arizona): RIDERS

La 66 è luogo deputato dei sacerdoti della motocicletta. La parte del leone la fanno i “chopper”, naturalmente (Easy Rider…); ma la sfilata di modelli non ha limite. E l’arrivo cinematografico di una teoria- che spesso supera i venti esemplari – di mezzi scintillanti, addobbati, rostrati, pavesati, rombanti, montati da cavalieri altrettanto rappresentativi, è la ciliegina sulla torta di un paesaggio, di uno scorcio, di un sito di archeologia industriale che aspettavano solo loro.

Luglio 2011 on the road -14-

foto14

10-7-11, GALLUP (New Mexico): HOTEL EL RANCHO

Nel cuore della prateria, dove comincia a stagliarsi all’orizzonte
un paesaggio di alture che immediatamente scuote la nostra memoria
cinefila, sorge la cittadina di GALLUP, al cui centro campeggia il
mito dell’HOTEL EL RANCHO, dorato rifugio di tutte ma proprio
tutte le star hollywoodiane che per un quarantennio buono hanno dato,
coi loro set western, un tocco di esotismo al contrario a queste lande
diversamente popolate quasi esclusivamente di nativi americani.
EL Rancho è un tempio, una hall of fame, una macchina del tempo che vi
consente di passare una notte nella stanza che ospitò Tyron Power
(come nel mio caso, stanotte); ma anche Katherine Hepburn, James
Cagney, Mae West, Jose Ferrer, James Stewart, Clark Gable, addirittura
i fratelli Marx; e tutti gli altri. Fra arredi di legno massiccio,
trofei di corna lunghissime, eccetera eccetera.

Mario Conti

Luglio 2011 on the road -13-

foto13A9-7-11, ALBUQUERQUE (New Mexico): Muffler man Fidel

I “muffler men” sono un’altra incongrua, fanciullesca costante della 66. Smisurati pupazzoni,

Big Jim ipertrofici, appartengono al mondo delle insegne ma hanno un loro pubblico di aficionados.
Questo addirittura campeggia su un cartello annunciante un ristorante vietnamita…